La Procura di Torino ha chiuso formalmente l'indagine sul rogo della Thyssenkrupp del 6 dicembre scorso, costato la vita a sette operai. Il reato più grave, contestato al solo Harald Espenhahn, amministratore delegato del gruppo italiano, è l'omicidio volontario con dolo eventuale e l'incendio con dolo eventuale.
Per gli altri, a seconda delle condotte, si ipotizza l'omicidio colposo, l'incendio colposo con colpa cosciente e l'omissione volontaria di cautele contro gli incidenti.

Oltre ai primi tre indagati, l'amministratore delegato della Thyssen Krupp Acciai Speciali Terni Herald Espenhahn e i consiglieri delegati Marco Pucci e Gerald Priegnitz, le 12 pagine del capo d'imputazione dell'inchiesta sul rogo nello stabilimento torinese riguardano anche un dirigente di Terni, Daniele Moroni, il direttore di stabilimento di Torino Giuseppe Salerno e il responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi, sempre di Torino, Cosimo Cafueri. A questi 6 indagati si aggiunge anche, come persona giuridica, la Thyssen Krupp Acciai Speciali Terni nella persona del suo legale rappresentante Jurgen Hermann Fechter.

Per la prima volta a un indagato in un'inchiesta in materia di infortuni sul lavoro, nel caso specifico l'amministratore delegato, è stato contestato il reato di omicidio con dolo eventuale e incendio con dolo eventuale. Una contestazione mossa dagli inquirenti in relazione alla sua posizione di vertice con i massimo poteri decisionali di spesa in particolare relativamente a due decisioni.

L'inchiesta sul rogo della Thyssen Krupp è stata ufficialmente chiusa sabato 23 febbraio, dopo due mesi e 19 giorni di lavoro dei pm Raffaele Guariniello, Laura Longo e Francesca Traverso e dei loro collaboratori.
«Abbiamo raggiunto l'obiettivo che ci eravamo prefissati di chiudere entro fine mese -ha sottolineato il procuratore Guariniello- dando la giusta risposta a un'istanza di giustizia che ci è stata fatta dal paese». Guariniello, che ha osservato come questa sia «la dimostrazione di come sarebbe necessaria una Procura nazionale in materia di sicurezza sul lavoro», ha voluto ringraziare quanti hanno collaborato all'inchiesta, «dalla Asl alla polizia giudiziaria, dalla sua segreteria ai vigili del fuoco, dai consulenti tecnici agli ispettori fino a Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino».

 

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